fisicato, tatuato, mi viene incontro, blocca il mio carrello della spesa con una mano, mi guarda, sorride.
gli dico: scusa, ma non credo di conoscerti.
dice: se è per quello neanche io, ma stai girando col mio carrello.
sipario.
mi capita, ogni tanto, di incrociare una persona anziana che assomiglia a uno dei miei nonni. capita anche a te? e anche a te, in quell’attimo, si ferma il cuore?
se hai genitori anziani, si sa, son continue domande sull’uso della tecnologia.
però, ehi, qui mia madre mi ha appena chiesto come si fa a stampare un video 🚀
uh le scarpe
un giorno vi racconterò della volta in cui, in un negozio di calzature fighissimo, ero talmente in trance-agonistica che mi sono provata le scarpe della tizia di fianco.
le scarpe che indossava quando è entrata in negozio, intendo.
un bel momento, che consiglio.
quindi c’è questo ragazzo, ingegnere gestionale, che ha lavorato con noi alcuni anni, qualche progetto lo abbiamo fatto insieme.
Però a lui piaceva fare il barista, così ci ha salutati tutti ed ora gestisce un bar. Io ogni tanto vado a bere i suoi cocktail e lo stimo.
ho appoggiato distrattamente la maglia sul termosifone, mi strucco, la riprendo, la indosso: è calda io ho dieci anni e mia madre me l’ha preparata lì.
[quando compio gli anni non mi piace essere la festeggiata, alla laurea non volevo essere la laureata, quando mi sono sposata non volevo essere la sposa. non essere al centro della scena e altre cose così.]
rispondi in modo professionale rispondi in modo professionale rispondi in modo professionale rispondi in modo professionale rispondi in modo professionale rispondi in modo professionale rispondi in modo professionale rispondi in modo professionale rispondi in mod
come la doccia, i capelli appena lavati, camminare scalzi, le lenzuola pulite, il sole che scalda, una passeggiata, la pelle, le melanzane, dormire, il mare, una fioritura, il divano.
che poi, la vita è troppo breve per schiacciare il dentifricio dal basso, per rifare il letto ogni giorno, scartare i regali lentamente, per piegare gli slip, struccarsi ogni benedetta sera, per lasciare asciugare completamente lo smalto, per chiudere tutti i cassetti, e per
un giorno vi racconterò della mattina in cui la chiave della camera dell’hotel si infilò, con perfezione degna di un fuoriclasse, in quella fessura lì, tra il corridoio e l’ascensore.
e arrivò al centro della terra.
ah le porte!
un giorno vi racconterò di quando (poco fa) in un negozio di serramenti, uscendo e salutando tutti, invece di aprire la porta (quella vera da cui ero entrata, intendo) ne ho aperta una dell’esposizione.
un momento gradevole che dovreste provare.
oggi il mio pensiero va a coloro i quali hanno iniziato a seguirmi per la foto con le calze a rete e che lentamente mi stanno abbandonando, perché delusi o forse illusi o sì insomma un pensiero va a loro.
pensavo che settembre, anche se non vorresti arrivasse mai, ha una delicatezza tutta sua, è accogliente dopotutto. pensavo anche che agosto è arrogante, luglio entusiasta, giugno timido.
sei alta, magra il giusto, un taglio di occhi orientale, hai la pelle ambrata, i capelli castani schiariti dal sole, un bikini verde in uncinetto che ti sta una meraviglia, ti sei alzata dal telo e hai detto *orco*io.
ho 9 anni, entro con mio padre in un negozio di attrezzature da montagna, sto per comprare quello che mi serve per il mio primo campeggio, tra cui questa.
ora capite perché ogni volta che mi dicono che sarebbe ora di cambiarla sorrido.
inizi che ti vedi carina a giorni alterni che poi diventano settimane alterne che poi diventano mesi alterni che poi no niente ti vedi un po’ brutta sempre.
e dovremmo ricordare che quella che chiamiamo “normalità”, ciò che definiamo “normale”, è solo quanto statisticamente risulta più frequente o diffuso da un punto di vista numerico, quantitativo.
non qualitativo.
quelli che dicono di non avere più voglia. che un po’ non ci credono (più) un po’ si arrendono un po’ accettano un po’ trovano pace.
un po’ li capisco.
[sala riunioni in attesa del cliente] potrei come non potrei essermi alzata di botto tolta una scarpa avere seccato un calabrone poi raccolto buttato essermi riseduta. ma la scarpa complice ehi: